venerdì 26 agosto 2011

Milk White: sigarette e...crimini


Alla scoperta delle band più interessanti d’Italia: il turno di un gruppo romano che sogna l’America.
Se non l’avessi letto che erano di Roma, non credo l’avrei mai saputo. Quando ho ascoltato per la prima volta “Cigarette Crimes”, primo album sulla lunga distanza per i Milk White (seguito dell’ep “Prague”), in uscita lo scorso Gennaio per l’etichetta “Cosecomuni”, niente mi faceva pensare a un qualcosa di italiano. La voce femminile, nel disco, cantava con piglio e perfetta pronuncia anglofona. La band attorno, del resto, pareva uscita da uno di quei locali americani dove si fa la gavetta, in cui si suona per passione ma per pochi soldi. Chitarre affilate, ritmiche sostenute: sembrava di ascoltare i cuginetti giovani di band come Television o Dinosaur Jr.

Sicché ho sfogliato il libretto e ho scoperto che la cantante si chiama Erika, e il resto della band è composto da Stefania, Massimiliano e Gianni. Il rischio di perdere l’orientamento è stato forte, scoprire talenti del genere in Italia lascia sempre un po’ sorpresi. Meglio così.
Milk White forse sono proiettati verso un pubblico che non necessariamente riguarda i nostri confini nazionali: ce lo dice la lingua in cui cantano, così come ce lo raccontano le loro chitarre.
Pezzi come la title-track o Lines & Curves ricalcano le trame dei Sonic Youth più ‘90s, mentre Insomnia sembra uscita da un disco degli Yeah Yeah Yeahs. Tutti le canzoni, comunque, mantengono una spiccata attitudine garage, anche quando i ritmi si abbassano e tutto diventa più intimo (On my way e la traccia di chiusura Fabulous).
Erika mi spiega che il titolo dell’album nasce da una provocazione: “E’ un concetto collegato a delle atmosfere infantili, dove il fumo veniva visto come un crimine assoluto”. Poi si passa a parlare di quanto sia difficile in Italia mettere su una rock band al femminile. Stefania consiglia di “non mollare mai, suonare sempre e comunque, magari cambiando quando non si trovano le giuste affinità nella band. Ma suonare, suonare, suonare contro tutto e tutti”.
Erika interviene parlando di tenacia, del bisogno di spalle larghe in un contesto molto competitivo dove le opportunità vanno meritate sul campo. È la passione principalmente a muovere la musica dei Milk White. Lo si capisce soprattutto quando spiega che “le piattaforme che uno cerca per darsi visibilità, sono in realtà un pretesto per cercare quell’emozione che solo i concerti dal vivo, solo il contatto con le persone possono darti”. Inoltre “per fare un disco così si fanno sacrifici ogni giorno: si va a lavorare al mattino con mille pensieri per la testa, con l’obiettivo di risparmiare per poi dedicarsi al disco. Ci sono voluti due anni per comporlo e registrarlo, per avere la sicurezza che questo fosse il miglior risultato possibile anche in base a quelle che erano le nostre aspettative”.
L’impressione, in effetti, è quella di un lavoro curato nei minimi dettagli: il sacrificio e l’ambizione si sentono dappertutto nel disco. E posso assicurare che “Cigarette crimes” è tra quei “primi album” che fanno davvero ben sperare.

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