Il classico appuntamento con la polemica domenicale a ora
di pranzo, quello con “L’Arena” di Massimo Giletti,
lo scorso 15 gennaio non ha ostacolato come sempre la digestione. Il tema
trattato, dopo quello della discussione sul naufragio del Costa Concordia, era
più frivolo e assimilabile: Gianni Morandi presentava la lista dei partecipanti
a Sanremo 2012.
A dispetto degli anni passati, stavolta l’estinzione dei dinosauri diveniva realtà anche per il
Festival: a casa i vari AlBano, Toto Cutugno, Milva e Ricchi e Poveri; dentro
nomi di qualità, come Lucio Dalla, Matia
Bazar, Samuele Bersani e voci nuove e interessanti come quelle di Nina
Zilli, Noemi e Chiara Civello.
In questa lista mancava però la vera sorpresa – quella
della presenza di Gigi d’Alessio più che vera risultava amara. Si arriva all’ultimo nome dei quattordici previsti. Rullo di
tamburi, attimo di suspance: i Marlene Kuntz. La reazione di mia madre
– che pur non essendo di Voghera, potremmo identificare nell’occasione come
“casalinga tipo” – ha rasentato l’indifferenza. La mia, lo stupore misto a
soddisfazione.
I Marlene Kuntz, per chi non li conoscesse, sono stati
gli alfieri del rock alternativo (a
quello radiofonico) italiano per tutti gli anni’90 e anche un po’ oltre. Hanno
accompagnato l’adolescenza di me e di molti miei coetanei con i loro suoni taglienti e distorti,
tappeto per testi ricercati e mai banali. Era l’epoca della gioventù sonica, quando si pensava che
un rock italiano e ben fatto fosse possibile. Poi i cicli finiscono per tutti,
passa l’adolescenza e forse non si ha più voglia di tanto rumore. Oggi i
Marlene Kuntz sono dei quarantenni in cerca di identità: tendenti a un cantautorato sporco che metta in primo
piano le parole, sembrano schiavi della loro gloria passata.
Questa incerta ma non errata definizione è confermata da una
lettera che gli stessi Marlene hanno postato sul proprio sito, a
pochi minuti dall’annuncio di Morandi. In quelle poche righe la band sembra
montare gli scudi a difesa di una scelta che già sanno sarà oggetto di polemiche: loro andranno a Sanremo per
curiosità piuttosto che per calcolo, e si potrebbero anche divertire. “Ci
daranno dei marchettari per il nostro andare a Sanremo? Ma non è forse più marchettaro fare ciò che il tuo
pubblico si aspetta da te per puro calcolo?”.
La lettera implica che i fan bolleranno la scelta della
band come “commerciale”, ma non è tutto così semplice. La direzione dei
Marlene, dalla metà degli anni 2000 in poi, è chiara: cercare di più la forma-canzone,
magari eliminando alcuni fronzoli del passato e facendo suonare più chiara la
voce, in un processo in cui il passato non viene dimenticato, ma funge da base
per cercare cose nuove. I risultati, a dirla tutta, non sempre sono stati
all’altezza del talento di Cristiano
Godano e soci, ma è pur vero che gli artisti per essere tali devono
sentirsi liberi di esprimersi come meglio credono. Non si può vedere tutta
questa faccenda come un “tradimento”.
Pubblicato il 23/01/2012 su Ghigliottina.it
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