lunedì 21 novembre 2011

Troisi, “Oltre il respiro”

Uno sguardo intimo e un ricordo commosso del grande artista napoletano

In Italia certamente non mancano i bravi artisti di spettacolo, eppure il vuoto lasciato da Massimo Troisi si sente. Da diciassette anni. Era una voce genuina e geniale, legata da sempre al suo piccolo mondo familiare che non mancava mai di portare davanti alle telecamere. La sua cadenza dialettale – “Io l’italiano proprio non riesco a parlarlo…non lo so!”, disse una volta in un’intervista televisiva – colorata ma comprensibile, segnavano la sua distanza da quello show-business con cui pareva non voler scendere mai a compromessi.
Era un uomo della strada capace di far ridere, commuovere e far sognare con la poesia delle cose semplici – come ne “Il postino”, suo ultimo film da attore.

È appena uscito per i tipi di Iacobelli un bel libro di Rosaria Troisi, la sorella, scritto con l’aiuto di Lilly Ippoliti. “Oltre il respiro” (25 euro) è un cofanetto di ricordi che era giunto il momento di tirare fuori, a diciassette anni dalla morte di Massimo. Oltre agli aneddoti sulla sua carriera, il libro contiene foto inedite tratte dall’archivio di famiglia, un’appendice di Francesco Costa sul suo cinema, estratti di interviste e un racconto metaforico scritto dalla Ippoliti. Il suo titolo è “Dialoghi in controluce” e riesce nel tentativo di trasfigurare la vicenda artistica di Troisi in un percorso simbolico, in cui l’attore è l’incarnazione del Piccolo Principe.

Quando Massimo Troisi è morto, ho scritto questo racconto come una specie di sfogo personale e poi lo ho fatto arrivare a Rosaria come gesto d'affetto e così ci siamo incontrate", racconta la Ippoliti , che continua: "Non ho mai incontrato Troisi, e la cosa che ha più stupito Rosaria è che da quello che ho scritto é come se io e Massimo fossimo stati sempre amici. Dal suo primo film, mi ha sempre colpito la sua grandissima malinconia. Teneva a bada la morte perché sapeva di avere poco tempo e sapeva far ridere nelle situazioni più drammatiche. 'Il Postino' è stata la realizzazione di sé come poeta. Finito il film è morto come il Piccolo Principe che si fa ammazzare dal serpente perché la sua missione è finita".

Nel libro, tuttavia, Rosaria racconta anche la storia di un timido ragazzo di San Giorgio a Cremano, dove Massimo era nato il 19 febbraio 1953, il rapporto fondamentale con la madre, morta quando era ragazzo, e quello con il nonno Pasquale che "si attardava a tavola raccontandoci gli incredibili aneddoti della sua vita. Ci incantava tutti, con quei suoi gesti da attore consumato, con le pause studiate mentre sbucciava la frutta. Era come stare a tavola con Eduardo. Massimo era piccolo e lo osservava in silenzio, rubando con gli occhi l'arte di quella genuina seduzione".

Pensando a i suoi film, agli sketches con “La smorfia” negli anni’70, alla sua malattia (dovuta a un difetto cardiaco), alle risate a ai pianti che ha fatto fare a tutti noi, al suo essere un artista genuino e vero, il vuoto lasciato da Massimo Troisi pesa ancora di più. Ci rimangono i ricordi, come quelli di questo libro; e le sue lezioni di semplicità e umiltà, quanto mai attuali in un’epoca di vuota spettacolarità.



Pubblicato il 21/11/2011 su Ghigliottina.it

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