venerdì 26 agosto 2011

"Wow": la meraviglia dei Verdena


Doppio album di inediti per una band che sa mettersi in gioco.
Ben 27 pezzi inediti potrebbero rappresentare una sfida alla pazienza, oltre che una bella sfida alle logiche commerciali discografiche più tese al guadagno.
Ma chi conosce i Verdena, sa che la band è abituata a fare di testa propria e a seguire vie sempre personalissime. Il trio bergamasco, infatti, si è sempre contraddistinto nel panorama musicale italiano per la sua originalità: il sound, dagli albori dell’omonimo disco d’esordio datato 1999, si è sempre fatto notare per essere una personalissima miscela di grunge e alternative-rock.

Oggi, a distanza di 12 anni, la musica dei Verdena si è evoluta ed è arrivato “Wow”, un disco che sorprende tanto quanto il titolo. Innanzitutto per la scelta estrema dell’elevato numero di tracce. Poi, per la ricchezza di spunti che offrono tutte le canzoni, evidenziando quanto sia impossibile cercare di etichettare il gruppo, ingabbiandolo in qualche pseudo-genere.
Già con il singolo di lancio, Razzi Arpia Inferno e Fiamme, si intuiva quella che poteva essere la complessità di questo disco: chitarra acustica scordata, batteria soffocata, mood psichedelico. Quasi ci ha ricordato il Lucio Battisti più sperimentale, quello di Anima Latina. “Wow” parte in realtà con Scegli me, dove troviamo il pianoforte che mai avevamo sentito nei dischi dei Verdena (solo ne “Il suicidio dei samurai” ci avevano provato con le tastiere elettroniche): in questo lavoro è invece molto presente, e aggiunge ricchezza e profondità ai pezzi (vedi anche Per sbaglio o Adoratorio).
Altre belle novità nei suoni le regalano gli effetti della batteria di Luca Ferrari, spiazzanti e molto presenti (ad esempio in Mi Coltivo). L’impressione generale e che i Verdena abbiano preso una sorta di “strada della maturità”, che va oltre i muri di chitarre che hanno costituito l’epicentro sonoro dei primi 3 album. Il percorso cominciato dal precedente “Requiem” qui in “Wow” trova un’espressione più compiuta e sensata: le schitarrate di Alberto Ferrari ci sono comunque, così come i pezzi più tirati (Lui gareggia, per intenderci, l’avrebbero scritta anche i Verdena di qualche anno fa). Ma la tendenza è a non farne un abuso. Ecco perché un album così lungo riesce a non risultare noioso, ma anzi sempre ricco e vario, spesso addirittura lunatico.
Una traccia emblematica di questi nuovi eclettici Verdena è Loniterp (il titolo letto al contrario è il nome di un prodotto per combattere l’acne; ma, anagrammato, può suonare anche come un omaggio agli Interpol): parte veloce così come ci hanno abituato, poi si perde in una nuvola noise, per poi approdare a un intermezzo psichedelico, dove una chitarra strimpellata fa da sottofondo al canto a “a cappella” di Ferrari. E tutto suona sorprendentemente al posto giusto.
Poi c’è il blues con Badea Blues, il quasi-folk di Tu e Me, il pop brillante di Sorriso in spiaggia, canzone divisa in due parti.
Insomma, “Wow” è la dimostrazione che i Verdena sanno rischiare mettendosi in gioco, per essere sempre innovativi e non assomigliare mai a nessuno: questo fa di loro una grande band.

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