martedì 23 agosto 2011

Tele-mortificazioni di casa nostra - Il caso “Vieni via con me” e la difficoltà di fare inchieste in TV.


Il linguaggio televisivo è strutturato appositamente per essere compreso da più persone possibili. Eppure, nonostante l’attitudine popolare, i dirigenti delle aziende televisive spesso dimenticano questo che è il valore aggiunto del mezzo TV: chiamati ad esprimersi, essi si rifugiano di frequente nel ben più ostico “politichese”, fatto soprattutto di comunicazione non-verbale. Un esempio? Alzi la mano chi ha capito se la trasmissione “Vieni via con me”, la cui prima puntata è in programma il prossimo lunedì 8 novembre sulla Rai, andrà regolarmente in onda.

Solitamente non ci vuole molto a scoprirlo: l’editore sa che degli autori – in questo caso:Fabio Fazio e Roberto Saviano – stanno scrivendo un programma che tratterà di certi argomenti e che verranno invitati determinati ospiti, come normalmente si usa fare. Se non ha avuto niente da ridire fino a meno di un mese prima della messa in onda, vorrà dire che tutto procede secondo consuetudine.
Invece è successo che i contratti degli ospiti previsti (Roberto Benigni, Antonio Albanese e Bono Vox tra gli altri) proprio nella scorsa settimana non sono stati approvati dalla dirigenza Rai, che si è lamentata dei “compensi astronomici” degli artisti. “Sono fesserie – ha risposto Saviano, con un’esclamazione quanto mai comprensibile – tutti gli ospiti si sono detti disposti a partecipare anche gratis, sebbene sia ingiusto”. Lo scrittore napoletano ha spiegato che la tattica della rete, guidata dal direttore generale della Rai Mauro Masi, non prevede una censura,  ma è quella di ostacolare giorno per giorno il lavoro degli autori, con l’intenzione di demotivarli e di indurli a credere che questo programma non interessi poi a molti.
E’ seguita la replica di Masi, che si è affrettato nel dichiarare che non ci sarà nessuno stop al programma; e una lettera dello stesso Saviano rivolta al presidente Rai Paolo Garimberti, in cui si accusa il comportamento scorretto dell’azienda e dove si chiedono comportamenti, prima che parole, chiari per capire il destino del programma.
Questi i fatti. Quindi, ripeto la richiesta: alzi la mano chi ha capito se la trasmissione “Vieni via con me” andrà davvero in onda.
Nessuna paura se siete indecisi, lo è anche il sottoscritto. E il nodo del problema è proprio quello di partenza: nessuno ha capito la posizione della Rai. Che, ricordo, è la televisione pubblica per cui tutti noi paghiamo un canone e da cui ci aspetteremmo un servizio coinvolgente, che non trascuri la cultura, fatta di approfondimento e di un informazione che riporti fedelmente le cronache quotidiane dal Paese.
Che quello dei cachet degli artisti sia davvero un problema economico? Ma gli ospiti hanno dichiarato di poter venire anche gratis. Che sia allora una macchinosa idea, quella di “alzare un polverone”, per alimentare attesa nel programma e vendere meglio gli spazi pubblicitari? Ma già sono stati venduti tutti, e sono andati a ruba.
Che si tratti allora di argomenti troppo scomodi, quelli che verranno proposti dal programma?Mafia e politica, rifiuti, L’Aquila: sono solo alcuni dei temi che possono far paura ai vertici Rai che scontano così il peccato originale dell’azienda, così come brillantemente evidenziato anche da Piergiorgio Odifreddi nel suo blog: ”la sua lottizzazione partitica e pluripartisan, che le impedisce di essere una televisione commerciale e nazionalpopolare da un lato, o pubblica e culturale dall’altro”.
Ed ecco quindi spiegata l’oscura comunicazione in “politichese” di Masi e dell’azienda Rai, incapace per sua natura di parlare al suo pubblico libera da condizionamenti partitici. Risulta molto più semplice mandare in onda un reality o un telefilm, invece di programmi come questo, o quelli di Santoro e della Gabanelli (che pure non sono liberi di fare inchiestesenza che il dirigente o il politico di turno provi a far sì che tutto taccia). D’altronde nemmeno si può pensare che gli autori debbano sottostare a continui compromessi, senza poter svolgere con la dovuta libertà il proprio lavoro.
Indipendentemente dal fatto che “Vieni via con me” andrà in onda oppure no, risulta impossibile non sentire amarezza e sfiducia per l’ennesima mortificazione che l’azienda di Stato Rai sta infliggendo a tutti i suoi abbonati, cioè gli italiani. Cioè noi.

Nessun commento:

Posta un commento