domenica 21 agosto 2011

L’urgenza di capire “Il Male” - Albedo: finalmente in Italia torna una musica sorprendente


L’album che mi è arrivato a casa qualche settimana fa non è un come tutti gli altri. Arriva questo pacco postale: lo apro e ne esce fuori una confezione grande come un dvd, con sopra disegnati decine di pugnali. Albedo – “Il Male”, c’è scritto. Vuoi vedere che mi hanno mandato davvero un dvd?


Scarto la confezione: dentro un ciddì nero con una striscia rossa appuntita – sangue che cola. Di fianco, una serie di cartoncini. Sono dieci e sembrano cartoline. Su ognuno da un lato c’è una foto, dall’altro c’è il testo di una canzone. Come se non bastasse, la copertina coi pugnali si può estrarre, e aprendola ne esce una specie di controcopertina che a limite potrei anche attaccare sul muro della mia camera per quanto è bella.
Ma andiamo con calma. È vero, sono sorpreso, ma sentiamo prima che roba è. Parte il disco. La prima traccia si chiama “Da quando sono serio” e mi rimane in testa per il suo na-na-na-na-na sbarazzino. Dopo qualche decina di ascolti (ma questo è un flash-forward) mi rendo conto di tre cose: sentirla e risentirla non mi annoia per niente; la sto imparando a memoria e la canto anche in macchina; la canzone è tutt’altro che sbarazzina (“sto male male male male nel sentirmi poco male / è da quando sono serio che mi sento così male / male male male…”). Bene, continuiamo.
Per spargere il sale” è ancora più chitarrosa, fotografa ferite quotidiane da cui tutti siamo affetti. “Questa mia pelle” apre uno squarcio su ricordi d’infanzia, per incalzare con violenza nel ritornello urlato con cui si prende coscienza del peso delleresponsabilità da adulto. Come a dire: l’innocenza è perduta, ora sono cazzi nostri!

Così come dopo qualche pagina si capisce se un libro potrà piacerti oppure no, nel caso di quest’album sono bastate tre tracce per capire che mi era capitato nelle orecchie qualcosa di grosso. Gli Albedo sono 4 ragazzi di Milano, di età non meglio precisata (e della cosa non ce ne può fregare di meno), che si sono autoprodotti quest’album dal packaging eccezionale e dalla cura del suono precisa e pulita. Non lo hanno fatto per soldi, non lo hanno fatto per diventare famosi. Credo che abbiano composto “Il Male” per puro senso di responsabilità. Devono aver somatizzato talmente tanto le finzioni e le porcherie con cui si trovano a vivere giornalmente, che non hanno potuto fare a meno di sfogarsi. “Il Male” è così un’esplosione, dieci tracce pervase dirabbia cantata con la dovuta urgenza e con la lucidità di chi sa di cosa sta parlando. “Il Male” non è però un album autoreferenziale, nonostante parta da un sentimento molto intimo: è uno sputo in faccia al banale cinismo a cui ci arrendiamo ogni giorno, è una feroce galleria fotografica del nulla che troppo spesso pare circondarci, è un urlo di reazione. È un Male che appartiene a tutti noi.

Ecco perché, in accordo con la band, abbiamo deciso di rendere ascoltabile gratuitamente l’album a tutti. Gli Albedo lo fanno per condividere il loro progetto. Noi di Axxonn lo facciamo perché questo lavoro ci ha colpito tanto. Personalmente penso si tratti di una delle migliori cose cha abbia sentito in questo 2010. Lasciate perdere i discorsi tipo “mainstream” o “underground”: si tratta semplicemente di ottima musica, suonata e scritta con intelligenza. Gli Albedo si sono inventati un loro personalissimo linguaggio, con un sono moderno, attuale, con le parole che si appiccicano addosso perché suonano vere.

Ascoltate ad esempio “L’importanza di chiamarsi per nome” (in assoluto uno dei vertici dell’album), dove un senso di smarrimento quasi sussurrato rimane sospeso, ineluttabile, mentre il pezzo si chiude con una lenta coda a là Mogwai. O quanto suona attuale “A farmi intervistare”, con la sua feroce ironia sulla spietatezza della cronaca quotidiana su un tappeto sonoro tanto punk da farvi smuovere il sedere. Oppure ancora “Cemento e gelosia” e la sua Milano di finti-alternativi, di finti-intellettuali, di finta-vita. È la mancanza di sincera umanità la fonte del Male: ecco cosa cantano gli Albedo.

Qui sotto trovate tutto l’album. Ascoltatelo e se volete commentate, fateci sapere cosa ne pensate. Personalmente questo disco mi ha sorpreso come non mi capitava da tempo.
Sotto le canzoni, inoltre, c’è un file pdf con l’intervista che ho fatto agli Albedo, corredata da foto della band e del packaging dell’album: parliamo del loro lavoro, di come una band in Italia può campare, di Milano, di Pasolini e la lotta di classe, di letteratura, di rabbia, di influenze musicali e di cosa precisamente ha mosso la nascita di questo “concept album”. Per motivi di spazio era impossibile mettere tutta la chiacchierata, ma ci tenevo a farvi sapere tutto su questa band: se vi piacerà l’ascolto vi consiglio vivamente di approfondire con l’intervista, ne è uscito fuori un colloquio molto interessante e che sicuramente potrà farvi capire la portata di quest’album meglio di quanto non abbia fatto io con la mia presentazione.

Consideratelo un regalo di Natale che, insieme agli Albedo, abbiamo voluto fare a voi avidi lettori e amanti di un arte che possa dirsi umana e un po’ più vera.



Contatti Albedo: 
Myspace – Facebook


“Incontrare qualcuno per caso e accorgersi che è stato bello vedersi.
Rimanere chiusi in macchina in mezzo al traffico ascoltando una canzone bellissima.
Una madre che prepara la cena e che intanto urla come una pazza.
Rendersi conto che quello che stai facendo non è una perdita di tempo, ma serve davvero.
Guardarsi allo specchio da vicino e vedersi enormi.
Parlar del più e del meno con un pescatore ma… chissà se esistono ancora i pescatori?
Esistono ancora i pescatori?”


Pubblicato il 22/12/2010 su Axxonn.it

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