giovedì 25 agosto 2011

L'ultima zingarata


Anteprima nazionale  a Firenze de “L’Ultima zingarata. Un funeralone da fargli pigliare un colpo!”
Come vorrei che venisse fuori un funeralone da fargli prendere un colpo a tutti e due quelli lì: e migliaia di persone, tutte a piangere, e corone, telegrammi, bande, bandiere, puttane, militari…”.
Così l’architetto Rambaldo Melandri, alias Gastone Moschin, si esprimeva davanti al letto del Perozzi (un indimenticabile Philippe Noiret) che era passato a miglior vita come un bischero. Trentacinque anni dopo il desiderio è compiuto, e ora un documentario rende il giusto omaggio a una delle morti più melodrammatiche della storia del cinema.

Stiamo ovviamente parlando di “Amici miei”, capolavoro della vera commedia all’italiana, girato da Mario Monicelli appunto trentacinque anni fa. L’ultima scena del film riguardava appunto la morte del giornalista Giorgio Perozzi, dove non molti erano presenti alle esequie in cui la banda di amici fiorentini, col solito disincantato cinismo, proseguiva nello scherzo cominciato giorni prima a un innocuo vecchietto. Così avrebbe voluto il Perozzi.
Invece in quest’insolito compleanno, e per commemorare ancora una volta la memoria di Monicelli scomparso da poco, il regista fiorentino Federico Micali ha avuto la geniale idea di organizzare un doppio-remake di quelle ultime sequenze.
In un’afosa domenica dello scorso giugno a Firenze, nella mattinata i partecipanti (tutti volontari) hanno rigirato la scena secondo il copione; nel pomeriggio, invece, si è svolto il funerale così come da desiderio del Melandri. Comprese bande, bandiere, puttane e militari. Una zingarata vera e propria, nelle corde di una città polemica e litigiosa ma che non scorda i vecchi amici, specie quando sono «Amici miei».
Tutto ciò è stato filmato e ora diventerà un documentario, “L’Ultima zingarata. Un funeralone da fargli pigliare un colpo!”, che sarà proiettato in anteprima nazionale al cinema Odeon di Firenze il 15 febbraio; poi diventerà un dvd in allegato a un libro fotografico.
L’intervista inedita a Mario Monicelli è una delle perle del documentario. Il regista racconta, tra aneddoti e curiosità, i retroscena di Amici miei a 35 anni dal film, come quello relativo alla celebre scena degli schiaffi ai viaggiatori alla stazione di Santa Maria Novella di Firenze: “Le comparse sul treno non sapevano che avrebbero preso degli schiaffi dai cinque amici. Fu una sorpresa per tutti e ci fu un’insurrezione delle stesse comparse”.
“Queste zingarate – continua Monicelli – erano vere, tutte cose che si raccontavano a Firenze. Così come la “supercazzola”: un nostro caro amico, tale Raffaello Pacini, in questo era sublime. Fermava la gente per strada, chiunque fosse, la teneva lì per pochi minuti senza dire niente ma prendendoli in giro. Era bravissimo”.
Il regista del documentario spiega così la sua scelta: “In un momento di rinnovato “interesse” per un film cult come “Amici Miei”, ci fa immensamente piacere questo evento che ha coinvolto tutta la città e rinnovato l’affetto per questo grande, inimitabile, capolavoro della commedia all’italiana. Non poteva esserci un modo migliore di una “zingarata” che affonda le sue radici proprio nel film per trasformarsi in una clip che ne restituisca il senso dolce-amaro. Anche in questo senso, la partecipazione di Monicelli è per me e per tutti noi una grandissima soddisfazione”.
L’uscita di questo documentario, autentico nel suo rispetto per il lavoro di Monicelli, sembra ora quanto mai opportuno. Lo si può prendere anche come una risposta, in anticipo, al film di prossima uscita intitolato “Amici miei ‘400”, una sorta di prequel girato dal regista Neri Parenti.
Immaginando le polemiche che accompagneranno la sua uscita, ai fan (e ai novizi) del cult monicelliano non resta che godersi l’omaggio che Micali ha voluto regalare alla città di Firenze e a tutti coloro che non dimenticano il proprio spirito zingaresco.

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