venerdì 26 agosto 2011

La prossima "Guerra Fredda"


Ottavo e ultimo appuntamento con le migliori band emergenti della penisola: i nokeys.
La panoramica con la quale negli ultimi due mesi ho cercato di far luce sul meglio del sottobosco musicale italiano, termina oggi e termina col botto. Mi sono tenuto il meglio per l’ultimo, e il meglio sono i nokeys.
Lo dico senza sminuire gli altri, vi ho fatto ascoltare personaggi talentuosi. Ma seguo da tempo l’evoluzione di questa band che ragiona in grande, perché ha grandi mezzi e grande passione. E credo davvero che i nokeys siano l’unica vera band italiana di respiro internazionale.

Lo si era capito già con “The regency”, disco pubblicato alla fine del 2009. Album cupo e feroce, registrato con Stefan Boman (produttore svedese, già con Hellacopters e Kent) per assorbire tra le sue trame gli algidi ritmi nordici. Ne uscirono fuori, tra i dieci pezzi, quel singolone veloce e notturno che è Eyes of riot, l’intensità dark di Slow, i riff spietati diThe trivial captivity Morning, una salvifica luce alla fine di un viaggio oscuro. I numi tutelari erano Cure, Depeche Mode, Killing Joke e simili.
Lo capii soprattutto dopo che la band mi concesse una lunga chiacchierata, in cui uscì fuori tutta la loro passionalità, oltre alla fiducia nel loro percorso intrapreso e la coerenza con cui avevano deciso di evolversi. Hanno sempre guardato al futuro, i nokeys, anche un anno e mezzo fa, la prima volta che li ho intervistati. E ora rieccoci per un’altra intervista, pronti a raccontarmi un pezzo di quel futuro che già immaginavamo. E nemmeno io immaginavo quanto fosse esclusiva.
Stavolta sono solo con Rico Bocci, voce dei nokeys, che decide di aprirsi e raccontare a me per primo (quindi a voi) qualcosa sul nuovo album della band. Siamo di fronte a un’anteprima assoluta, e se ancora non avete ascoltato “The regency”, non potete avere la percezione dell’importanza di tutto ciò. (Mettetevi subito al passo!).
Il frontman dei nokeys mi dice innanzitutto che il disco in questione si chiamerà “Cold War” e che uscirà anticipato da un singolo (dal titolo Envy), previsto per il prossimo autunno. Envy sarà accompagnato da un video che proprio in questi giorni la band sta girando, con i tipi di SoloBuio Visual Factory, in notturna: “Il video verrà presentato al ‘Popkomm’ di Berlino in settembre, dove siamo stati anche lo scorso anno e dove, anche stavolta, faremo uno showcase. Siamo curiosi quanto te, Berlino è una scena pazzesca!”.
Sarà un lavoro di continuità o di rottura rispetto al primo album? “Una differenza sarà che i brani saranno tutti in inglese; il mix italiano/inglese di The Regency era nato spontaneamente; questa volta i brani sono nati in inglese e aggiungere l’italiano sarebbe stata una forzatura, un manierismo. Non bisogna avere paura di cambiare”.
Rico mi pare convinto e sicuro di sé, come sempre. Gli chiedo cosa si aspettano dal nuovo album e a quale tipo di orecchie vogliono arrivare. “The regency” ha avuto un buon successo, ma a quei tempi lo stesso Rico mi disse, con la giusta dose di rammarico, che la band trova molto più facile suonare all’estero (soprattutto in Scandinavia) che in Italia, per ragioni culturali (il nostro pubblico difficilmente dà un opportunità a un nome prima sconosciuto, è sempre piuttosto conservatore). “A livello promozionale cercheremo di suonare il più possibile, in Italia e all’estero – mi risponde diretto, senza pensarci troppo su - Cercheremo di fare arrivare il disco a più orecchie possibili. Certamente ci piacerebbe più visibilità in Italia. Siamo e rimaniamo una band italiana anche se non facciamo musica in italiano. Abbiamo detto più volte che non siamo stati noi a non volere l’Italia, ma, se mai, l’Italia a non volere noi. Spingeremo il disco ovunque riusciremo ad intravvedere uno spiraglio di apertura”.
Infine aggiunge, prima che possa provocarlo ancora: “Cold War ha le carte in regola per farci fare il salto di qualità, ma dipenderà soprattutto da quanto saremo bravi a farlo arrivare al pubblico, da come il pubblico reagirà… e in certa misura anche da come voi giornalisti lo prenderete!”.
E noi lo aspetteremo con impazienza, godendoci quest’estate e preparandoci alla guerra fredda che ci attende dal prossimo autunno.

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