domenica 21 agosto 2011

Grenouille: il porno è la democrazia - Perché “In Italia non si può fare la rivoluzione”


“Milano sta bruciando / ma non mi sposterò”. La frase te la immagini urlata a notte fonda, fuori dal pub che ha chiuso fuori orario, quando la sigaretta numero N della giornata non brucia poi tanto, visto che su ci hai bevuto non sai nemmeno più quanta birra. Voglia di ritornare a casa: zero. Ma è una partita persa, non è né luogo né momento per un qualcosa di rivoluzionario.


Chissà se è davvero questa la genesi del verso iniziale. Poco importa comunque, perché in quelle parole è racchiusa tutta la rabbia e la frustrazione per un qualcosa di stagnante, per una nazione, una città o anche solo una serata tra amici che prende sempre la solita piega, nell’impossibilità del cambiamento. Qualcosa di molto italiano.
Così cantano i Grenouille, band milanese, nella loro Saltando dentro al fuoco: title-track del loro primo album, datato 2008. Il verso, così come tutto il pezzo, è emblematico per spiegare un album che dal florido sottobosco musicale milanese(che qui nei Sotterranei ha già rivelato qualche sorpresa; e vi assicuro che non sono finite) pian piano sta valicando i suoi naturali confini, tanto da arrivare fin qui. E se non fosse un lavoro che meriti davvero questo spazio, vi assicuro che non starei qui a sprecare il mio tempo – e a  farvi sprecare il vostro.

Saltando dentro al fuoco” è un album immediato, giovane, a tratti furioso, ma dove quasi sempre le idee istintive sono convogliate in suoni che funzionano, grazie anche ad un ottima qualità di registrazione. Un primo lavoro non da sbarbatelli, insomma. Le coordinate del suono grenouilleano vedono sull’asse delle ascisse la foga noise dei Sonic Youth, con la consueta folla di parenti più o meno stretti a seguito (vedi Nirvana, Fugazi, Alice in Chains e il rock degli anni’90 americano, in genere), e su quello delle ordinate una schiera di band italiane che hanno fatto la storia più o meno felice degli ultimi 15 anni italiani (Marlene Kuntz, Afterhours, Tre allegri ragazzi morti).
Ne esce fuori un album, quindi, con molti riferimenti ai suoni con i quali i Grenouille per forza di cose sono cresciuti. Eppure non si tratta di un lavoro fuori-dal-tempo: il suono anni’90 è riadattato con originalità alle orecchie più pop-friendly del nuovo millennio (il tutto suona molto rock, ma ogni pezzo ha una sua riconoscibilità: segno di lucidità e maturità, sintomo del fatto che la band sa quel che vuole e sa come arrivarci), mentre i temi trattati sono attuali e trattati con il giusto, surreale mistero.

Un grave danno
 è figlia di un riff grunge molto indovinato e, probabilmente, di un’esperienza lisergica; Babilonia suona più disordinata e mette insieme immagini evocative: insieme a La mia Pic Cola è il pezzo che più si avvicina alla Gioventù Sonica più primordiale; Grosso guaio in Paolo Sarpi è supportata da una batteria ossessiva, per una storia “di passione” che si dipana nella Chinatown milanese; mentre Io, Te, Milano e l’Anoressia (è una spirale da cui non esco / ti dovrei odiare ma non ci riesco / ti dovrei amare ma non posso adesso… se solo fossi stato il primo / sarebbe stato un peso in meno) è in assoluto il vertice di un album che ha ben pochi cedimenti (l’unico, forse, è La Giò ed Io che ricorda vagamente i Clash, un po’ fuori luogo).
Chiude il tutto la lunga coda strumentale di Moonshine pub, dove ti immagini il pub che richiamavo in apertura (ecco perché ho aperto così il pezzo!) nella sua coltre di fumo di sigarette, quando l’ora di chiusura è passata e sei rimasto chiuso dentro: come un luogo dove trovare il meritato riposo dopo aver urlato tutta la rabbia cha affiora in “Saltando dentro al fuoco”.

Ma non vogliamo essere anacronistici. Il lettore più attento a questo punto potrà chiedersi: “vabbeh, questo lavoro è del 2008. Ma poi stì Grenouille che hanno fatto?”
Da quello che ho potuto intuire, i Grenouille non sono una band di cazzoni scansafatiche che hanno fatto un album solo per farsi belli con le ragazze (della serie: “Ciao, suono con i Grenouille, abbiamo fatto un album – nel frattempo lo indica -. Ti va di bere una cosa io e te?”). O almeno, se sono quel tipo di persone, devono aver pensato che avrebbero avuto più successo presentandosi alle ragazze con due album invece che con uno solo.

Qualche mese fa questi 4 ragazzi – Marco Bugatti è voce e chitarra, Giuseppe Magnelli suona l’altra chitarra, Davide Borin e Andrea Caristo sono rispettivamente bassista e batterista – hanno dato alle stampe un EP (300 copie in tutto) dalla copertina molto evocativa (è quella che trovate in testa all’articolo): “In Italia non si può fare la rivoluzione”.
Il disco contiene 4 tracce molto interessanti, soprattutto dal punto di vista dell’evoluzione del suono dei Grenouille. La title-track, oltre a spiegarci nel sottotitolo il perché dell’impossibilità di una rivoluzione tutta italiana (ovvero: “perché ci conosciamo tutti”), ha un taglio molto più pop (quasi radiofonico) rispetto ai pezzi del disco precedente. Il risultato, dopo qualche ascolto, è buono; anche se in questo caso manca un testo che non deluda le aspettative di un titolo invece grandioso.
Diluiscimi nel sangue non dice molto di più rispetto al disco precedente; mentre Il porno è la democrazia ha un titolo quanto mai attuale (nemmeno i Grenouille stessi, forse, se lo sarebbero aspettato!) e trova quell’aria psichedelica che mancava a “Saltando dentro al fuoco”. Ma la vera chicca sta nell’ultimo pezzo, intitolato I fiori. Un viaggio onirico, supportato da un tappeto musicale semi-acustico, che sorprende in bellezza e semplicità.

Insomma, questa band milanese ha dimostrato con questo secondo lavoro di essersi messa a lavorare sodo, cercando sempre nuove soluzioni con il fine di arrivare a un suono che sia personale e attuale. L’evoluzione, nel confronto tra i due lavori, si sente; le potenzialità per arrivare lontano ci sono tutte. Inoltre, fonti sicure mi rassicurano sul loro forte e vibrante impatto nei live, cosa assolutamente non trascurabile.
Mentre aspettiamo con impazienza il loro prossimo lavoro sulla lunga distanza, vi consiglio vivamente di approfondire la conoscenza dei Grenouille.

Pubblicato il 3/03/2011 su Axxonn.it

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