domenica 21 agosto 2011

Fata, la decadenza negli anni zero - New wave dal fascino noir: “Diviso2”, il nuovo disco della band di Carpi


Il primo approccio con “Diviso2” dà un senso di piacevole malinconia. Molte band nei cosiddetti “anni zero” hanno cavalcato l’onda-revival dei suoni anni’80 (soprattutto in campo internazionale e un po’ di meno in Italia, a dirla tutta), con risultati non sempre soddisfacenti. Addirittura sembrava che nessuno mai avesse osato criticare l’esuberanza pop – da una parte – e la decadenza dark wave – dall’altra, volendo fare uso di concetti per forza di cose stringati. I più attenti sanno che le cose, qualche anno fa, andavano diversamente: “Non si esce vivi dagli anni ‘80”, cantata dagli Afterhours, sintetizza bene quanto quel decennio fosse disprezzato dai suoi posteri più prossimi.

Lo scorrere del tempo ha invece portato ad analizzare il decennio’80 con maggiore lucidità: oggi, e voglio rimanere in campo musicale, possiamo apprezzare meglio alcune sperimentazioni che ci parevano azzardate, senza voler per forza di cose esaltare o polemizzare.

Così, con un approccio lontano da facili pregiudizi, possiamo ascoltare e capire il disco dei Fata che vi voglio presentare. “Diviso2”, uscito lo scorso 4 febbraio, è il nuovo lavoro della band carpigiana, secondo al precedente “La percezione del nero”.
Bastano poche battute, anche solo l’ascolto della title-track con cui inizia l’album, per capire che questi cinque ragazzi emiliani sono cresciuti a pane e dark wave: il pezzo parte tra rimpalli di batteria elettronica e una tastiera etera, spaziale, quasi un organo elettronico. Su questo tappeto si fa largo la voce imponente di Roberto Ferrari e si capisce che i temi portante di tutto il lavoro saranno il distacco, la disillusione, la perdita delle certezze: “Noi siamo solo riflessi che attraversano la vita cercando spirali di luce / segnati dal dolore del distacco”; per concludere ossessivamente, tra una selva di sinth, che “non si può tornare indietro mai”.

L’impressione che sarà un disco oscuro e complesso è confermata dall’ascolto di tutto il lavoro: un album dai suoni curatissimi e omogenei (pensate soprattutto al modo di usare i sintetizzatori dei Depeche Mode) e dai testi spesso dolorosi. La voce di Ferrari è matura, rotonda, forse a volte anche troppo pulita: le sue linee melodiche ricordano molto da vicino quelle di Francesco Renga. Tutto ciò va a creare un sorprendente mix di originalità: i Fata dimostrano di aver imparato la lezione del gotha del dark anni’80 e ce la ripropongono a loro modo, cavalcando gli anni zero con un’attitudine personalissima.
Non sono io e Senza cura suonano veloci, con chitarre glaciali che richiamano molto i suoni cari ai Subsonica; mentre il primo singolo estratto, Venere dorme (qui sotto trovate il video), ci ricorda molto gli ultimi Editors.


nsomma, “Diviso2” è un disco intenso e noir, molto omogeneo nei suoni e nelle tematiche: per questo piacerà molto agli amanti delle atmosfere tenebrose che caratterizzarono il decennio dei sintetizzatori. Il mood molto oscuro è dovuto anche a un pessimismo di fondo onnipresente nei testi: raramente c’è uno spiraglio di luce, la disillusione sfocia sempre in disincanto. Questo può essere al contempo un pregio e un limite, visto che tutto suona così intimo e personale.
Sicuramente quest’album dimostra le potenzialità di una band che ha intrapreso la giusta strada per la maturazione: osando di più, aprendo spiragli di luce e sporcando qualche suono, a mio avviso i Fata potranno ambire a diventare una band di culto per molti.

Pubblicato il 17/03/2011 su Axxonn.it

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