lunedì 8 agosto 2011

Giornalismo al contrario - le interviste impossibili di Tommaso Debenedetti


Quella che sto per raccontarvi è la storia di un giornalista che, nel corso della sua carriera, ha prodotto un mucchio di interviste importanti con personaggi celebri, soprattutto scrittori affermati. Poi, a un certo punto, si è scoperto che molte di queste interviste erano fasulle, truccate, alcune proprio inventate. E alla fine di questa storia il nostro giornalista quasi ne esce come un eroe, un professionista che si è sacrificato per mostrare a tutti quanto superficiali possano essere certi meccanismi di controllo della stampa italiana.
Sconcertante? Aspettate che vi esponga bene i fatti. Intanto
vi do un’altra informazione preliminare, utile ad entrare meglio nel racconto: stiamo parlando di Tommaso Debenedetti, giornalista freelance (cioè un professionista non legato a nessuna testata in particolare), figlio di Antonio (notissimo critico letterario) e nipote di Giacomo (uno dei più grandi studiosi di letteratura del ‘900).

I fatti – 
Philip Roth è deluso dall’America di Obama e rimpiange di averlo votato. Ecco una delle immagini più interessanti dell’intervista, pubblicata recentemente dal quotidiano “Libero”, fatta da Debenedetti al famoso scrittore americano.
Dichiarazioni senz’altro sorprendenti, considerata la fede progressista di Roth. Incuriosita, la giornalista Paola Zanuttini chiede lumi direttamente allo scrittore, il quale nega categoricamente di aver rilasciato dichiarazioni a tale Debenedetti. In base a un controllo incrociato si scopre che anche John Grisham, scrittore di thriller, è rimasto vittima di un’intervista fasulla in cui esponeva la sua delusione per Obama, sempre secondo lo stesso giornalista.
La scoperta dei falsi viene pubblicata sul “Venerdì” di “Repubblica”. Ma la faccenda non finisce qui. Venuta a conoscenza del fatto, Judith Thurman del New Yorker scova, consultando la rassegna stampa on-line della camera dei Deputati, tutte le interviste pubblicate da Debenedetti sui più svariati giornali italiani. Contattati, i presunti intervistati (Toni Morrison, Jean Marie Le Clezio, Josè Saramago, solo per citarne alcuni) negano di aver mai conosciuto o rilasciato dichiarazioni a questo personaggio.
Intanto, alla vista del polverone che stava per alzarsi, Maurizio Belpietro (direttore di “Libero”) si giustifica imbarazzato, mentre toglie l’intervista dal sito del quotidiano (o almeno crede di averla fatta scomparire: noi, con i nostri “potenti mezzi”, l’abbiamo recuperata: eccola QUI!); Tommaso Debenedetti sparisce nel vuoto.

Un vero mistero – 
Sembrerebbe un caso buono per Ellery Queen, peccato non avercelo. Ma proviamo a ragionare come se fossimo in un libro giallo, anche perché la realtà si infittisce di mistero. I fatti sarebbero proprio di quelli che fanno notizia, eppure non trovano molto spazio in quotidiani e riviste a grande e media diffusione. Ne parlano molto solo blog e siti di informazione indipendente.
Perché è internet a insistere sull’argomento mentre i media “istituzionali” sembrano snobbarlo? Gli indizi su cui riflettere, finora a nostra disposizione, sono due: sappiamo che quelle interviste sono pubblicate sui più svariati giornali italiani (per verificarlo vedi il link in fondo all’articolo); sappiamo che Tommaso Debenedetti è un “figlio di” – e potremmo ipotizzare che la sua carta d’identità valga più di un curriculum o di una raccomandazione. Insomma, argomenti scomodi per giornali che probabilmente, non essendo sicuri di agire sempre correttamente di fronte a casi del genere, preferiscono far passare in secondo piano certe notizie.
Ma il colpevole sta per tornare sul luogo del delitto.

L’intervista possibile –
 Malcom Pagani de “Il fatto quotidiano” riesce a intercettare e intervistare proprio il protagonista di questa storia grottesca, pubblicando l’articolo lo scorso 8 maggio. Tuttavia Debenedetti, invece di recitare il mea culpa, attraverso risposte maliziose, cariche di implicature e di non-detto, cerca di spostare il fulcro del discorso: pare che nessuno mai gli abbia chiesto di verificare il materiale grazie al quale ha scritto i pezzi, né mai gli hanno fatto complimenti o espresso giudizi di merito su colloqui indubbiamente importanti, e nemmeno gli hanno mai proposto una collaborazione più duratura, vista proprio la caratura dei personaggi di volta in volta “protagonisti” dei suoi pezzi.
A questo punto naturalmente ci chiediamo: cosa sapevano o sospettavano i caporedattori ai quali venivano offerti articoli così altisonanti? In che misura erano complici di Debenedetti? Quali doveri e quali responsabilità hanno costoro, che dovrebbero svolgere anche il ruolo di “controllori” di ciò che finisce sui propri giornali? C’è un sistema più grande che poggia su queste “cattive abitudini”?

Giornalismo al contrario – 
Colpo di scena: c’è più di un colpevole! C’è il giornalista che voleva fare gli scoop, probabilmente mosso da interessi più grossi e oscuri di lui (la maggior parte dei suoi finti pezzi era finalizzata a un sostenere un ideale politico conservatore: leggere per credere), e gran parte del sistema editoriale italiano complice più o meno consapevole.
E in tutto ciò sapete chi è la vittima? Noi, i lettori.
Non esiste in nessun manuale una precisa definizione della parola “giornalismo”, quindi ognuno è più o meno libero di farsi una sua idea. Tuttavia ho sempre considerato un importante punto di riferimento l’immagine quasi mitica derivante dal giornalismo anglosassone, ovvero l’idea che chi svolge questa professione si debba considerare come il “cane da guardia della democrazia”, per un informazione chiara a servizio di tutti.
Ecco, proprio il contrario della storia che vi ho raccontato.


Link Utile:
Qui potete consultare gli articoli di Debenedetti scritti negli ultimi anni: debenedetti.htm

(pubblicato su Axxonn.it il 19 maggio 2010)

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