martedì 16 agosto 2011

“Faccio quello che a voi non viene concesso” - Morgan, un Artista contro se stesso


Le ultime notizie che riguardano Morgan erano pessime e risalgono allo scorso febbraio. Era in pieno svolgimento la sessantesima edizione del Festival di Sanremo e Morgan era stato escluso dalla gara (alla quale avrebbe dovuto presentare La Sera) poco prima che cominciasse, per aver rilasciato un’ambigua intervista al mensile Max: gli erano state attribuite dichiarazioni per cui lui avrebbe fatto quotidianamente uso di crack. Dichiarazioni poi ritrattate, smentite solo parzialmente, ospitate da Santoro e da Vespa a parlare del suo momento difficile, depressione, delusione: insomma un bell’impiccio.

E dire che Morgan (all’anagrafe Marco Castoldi) il mondo della TV stava imparando a conoscerlo, dopo aver partecipato dal 2008 per tre anni consecutivi al programma “X Factor”, il talent show di Rai 2 che si propone come alternativa alla qualità nelle serate infrasettimanali del lungo inverno italiano.
Cosa ci facesse lì Morgan, un artista che stimo molto, non me lo sono mai chiesto; anzi, ero contento che anche al grande pubblico potesse arrivare la sua geniale verve musicale.
Tuttavia è risaputo, se la TV non fosse così spietata nessuno più la vedrebbe. Così l’Artista viene etichettato per i suoi modi eclettici, strambi, fuori dall’ordinario, folli, rischiosi, in un climax che culmina proprio a Sanremo: Morgan è drogato. E non una parola spesa su ciò che realmente fa da sempre, ovvero grande musica.

Pop tecnologico in Italia –
 Tutti sanno che Morgan è stato il cantante dei Bluvertigo, uno dei più rivoluzionari gruppi rock-pop degli anni’90 italiani. Influenze new wave, gusto per le melodie ma anche per le dissoluzioni atonali, capacità di scrivere testi profondamente ironici, dissacratori o intimi, inclinazione tecnologica grazie all’uso di effetti curatissimi: tutto racchiuso in canzoni da 3-4 minuti, standard pop, spesso perfino radiofonico. I Bluvertigo hanno dato alla luce in tutto tre album di inediti (la trilogia chimica), compiendo un’ascesa qualitativa difficile da ripetere e culminata con “Zero”.
Ma si sa, all’Artista inquieto piace spaziare, cercare sempre nuove forme per le proprie idee. D’altronde era sempre stata viva nella musica dei Bluvertigo anche l’attitudine cantautorale: pezzi come La comprensioneCieli Neri o Ideaplatonica non avrebbero certo sfigurato in un disco solista di Morgan. Così, come insito nella naturalità di un percorso che possa dirsi artistico, il nostro lascia il gruppo per dedicarsi a suoi progetti individuali.

Una solitudine creativa – 
I due album di inediti che finora il Morgan-solista ha dato alla luce sono due gioielli che si incastonano perfettamente nella lunga e ricca tradizione cantautoriale italiana, affievolitasi abbastanza dopo la morte di De Andrè. Stiamo parlando innanzitutto di Canzoni dell’appartamento, nato in seguito all’eremitaggio forzato dell’autore in una casa milanese, che si è meritato la Targa Tenco come “migliore opera prima” dell’anno 2003; e poi del più recente Da A ad A(2007), che già nel titolo preannuncia il suo modo d’essere: ammiccamenti all’avanguardia dadaista, maggiore complessità (sia negli arrangiamenti che nei testi), senso di vuoto. Già, perché viene naturale chiedersi: cosa c’è in quello spazio che va da A ad A? Cosa costringe Morgan a tornare al punto di partenza?
Probabilmente di mezzo c’è il vuoto lasciato dalla sua ex compagna, Asia Argento, che pure è presente come ospite in questo secondo disco nell’onirica Liebestod. Da A ad A come le lettere iniziali e finali del nome Asia; ma anche in Aria Morgan sembra giocare con quel nome, raccontando i dettagli di un abbandono; lo stesso abbandono di Amore Assurdo (ritornano le due A!) che sembra uscita da un disco di Luigi Tenco, solo con molti suoni in più.
Ma quella A potrebbe simboleggiare anche un punto di partenza dove sempre si ritorna, in cui la lettera simboleggia l’Artista che, come in un percorso “a margherita”, ritrova sempre la sua identità originaria pur riuscendo a cambiare continuamente strada: si passa allora dal Glam-pop di La verità, all’intimità a volte ironica di Demoni nella notte Animali Familiari; dal pessimismo cosmico-leopardiano di Me e Le ragioni delle piogge allo spirito sbarazzino di The baby. Per testi spesso autobiografici e musiche finemente arrangiate, in cui passa ogni genere di strumento, anche dei cucchiai!

L’eclettico – 
Le coordinate entro sui ci muove il Morgan musicista segnano sulle ascisse l’influenza glam e new wave, con David Bowie punto di riferimento assoluto; e sulle ordinate la musica italiana cantautorale/anarchica/libera da preconcetti dei vari De Andrè, Tenco, Paoli, Ciampi, Modugno, Mina. Non è un caso che tra i suoi progetti ci sia stata la pubblicazione del remake dell’album di Fabrizio De Andrè Non al denaro, non all’amore, né al cielo: un’operazione, osteggiata peraltro alla sua etichetta, volta a riportare all’attenzione un’opera di elevatissimo spessore culturale. Mentre è del 2009 Italian songbook vol.1, album di cover di alcuni cantanti italiani del passato che comprende due versioni di ogni canzone: quella tradizionale e una riadattata in inglese.
In tutto ciò Morgan ha scritto due libri, ha composto varie colonne sonore e ha recitato come comparsa in due film, è produttore di giovani musicisti. Inoltre saranno pochi, tra gli spettatori di “X Factor”, a sapere che Morgan già nel 2005 curava le musiche in un programma televisivo: lo show, “Il Tornasole” condotto da Andrea Pezzi, andava in onda in terza serata. Solo i fortunati tele-folgorati delle ore piccole (io tra i pochi) si sono potuti godere, oltre ad un’ottima trasmissione, Morgan che suonava pezzi del maestro Sakamoto o brani dell’epoca futurista.

La sofferenza che traspare nell’Artista è spesso la diretta conseguenza del dannato istinto a voler provare tutto. Così mi appare Morgan, Artista contraddittorio e a volte contro se stesso, sempre con lo sguardo rivolto Altrove.

(Pubblicato il 30/06/2010 su Axxonn.it)

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