martedì 23 agosto 2011

Dossier in difesa dello stato - come l'Italia si è salvata dalla P2


Dopo Tangentopoli, in Italia c’è stato una sorta di boom editoriale dei dossier: più numerosi erano gli scandali, più il numero di libri di inchieste (o presunte tali) si ingigantiva, cercando di coprire totalmente lo spettro dei punti di vista coinvolti negli scandali, nel tentativo di correggere la linea che divide i buoni e i cattivi del nostro immaturo Paese.

A quanto pare questa nicchia del mercato editoriale non è satura (con la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi il numero di dossier disponibili è aumentato esponenzialmente), tanto da far confondere il lettore, invaso dall’enorme mole di inchieste su carta prodotte su questo o quel fattaccio. Insomma: tutto questo continuo argomentare sui colpevoli e innocenti della storia d’Italia non porterà, di questo passo, a uno slittamento semantico della parola “dossier”, rendendola praticamente anaffettiva, cioè priva del suo potere di mostrare una verità con le dovute documentazioni?
Questo pericolo si manifesta soprattutto davanti a lavori che invece meritano attenzione, perché guidati da competenza e onestà intellettuale. Sì, perché il volume curato da Giuseppe Amari, “In difesa dello Stato, al servizio del Paese”, sembra appartenere proprio a quest’ultima categoria, e non va perciò confuso nella battaglia per il potere che in Italia si combatte anche a colpi di dossier.
Il libro, edito da Ediesse, è stato presentato lo scorso 2 novembre nella sede nazionale della CGIL ed è dedicato ai cinque protagonisti (Giorgio Ambrosoli, Paolo Baffi, Silvio Novembre, Mario Sarcinelli e Tina Anselmi) della lotta, negli anni ’70, contro l’intreccio politico/mafioso collegato al dissesto delle banche e all’attività della Loggia massonica P2 di Licio Gelli.
Il messaggio comune emerso durante la presentazione è che questi cinque personaggi siano a tutti gli effetti protagonisti eroici, e loro malgrado silenziosi, della storia d’Italia. Guglielmo Epifani,  che ha voluto dedicare la sua ultima uscita da Segretario Generale della CGIL proprio a questa presentazione, ha sottolineato come nel volume si parli di “persone che si sono comportate come servitori dello Stato, della cosa e dell’etica pubblica. Era chiaro già allora dove stavano gli onesti e dove i disonesti, ma non si capisce perché gli onesti furono lasciati così soli”. Il riferimento esplicito è all’assassinio di Giorgio Ambrosoli, a cui il Corriere della Sera (anch’esso all’epoca nel mirino della P2) dedicò solo quindici righe.
Il libro tocca nervi ancora scoperti della nostra storia e provoca un grande scoramento secondo Stefano Rodotà, anch’egli presente: “Chi faceva parte di quel gruppo, ancora oggi tira i fili politici del nostro Paese. Sono mortificato, perché il lavoro di questi “eroi” sembra inutile”. A riprova di ciò, Giuliano Turone è intervenuto ricordando che quando Licio Gelli dichiarò che solo Berlusconi sarebbe stato il solo in grado di portare avanti il piano di Rinascita Democratica, da parte del Cavaliere non ci fu nessuna smentita ufficiale.
“Perché l’opinione pubblica sa di questi abusi ma non reagisce, come invece accade in altri paesi per eventi paragonabili?”, si è chiesto Massimo Riva, parlando di uno scetticismo dominante e a cui è difficile far fronte.
Siamo allora davvero condannati all’impotenza, di fronte a chi tenta di soffocare la libertà dell’Italia? La pubblicazione di questo dossier è il tentativo di risposta che passa attraverso la divulgazione e la conoscenza di quella che poteva trasformarsi in una delle pagine più nere della storia del nostro Paese, salvato invece da persone che si sono messe al servizio dello Stato. La validità di questo libro sta nel fatto che il suo insegnamento è pressoché universale.
Ricorda ancora Massimo Riva: “Questa pubblicazione è un meritevole tentativo di tenere accesa la speranza che l’opinione pubblica reagisca con sdegno per non far ripetere certe cose. Bisogna capire che la battaglia per la libertà e la democrazia comincia ogni mattina”.
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