Un’intervista
per farvi scoprire musica italiana che merita l’ascolto
“Olio su tela”, secondo disco degli Audiomatica, è appena terminato. Il riff potente e incisivo de Il
clown – basso marcato, chitarra acida: roba da Primus – si stoppa brusco,
senza preavviso. E io che mi stavo
dando ad ascolti più soft (vedi anche: la vecchiaia che avanza) mi ritrovo a
smuovere la testa a ritmo di batteria. La sorpresa è intensa quanto basta per
scriverne un pezzo.
Gli Audiomatica sono quattro ragazzacci di Roma, cresciuti con i suoni “hard”
anni’90. Tuttavia è difficile rinchiuderli in un genere: grazie a una gran
tecnica di base, riescono a variare spesso tono e mood mantenendosi sempre ad
alti livelli. “Olio su tela” ne è la
prova, lanciato da quel singolo schizofrenico che è Oggettivamente, dove il ritmo frenetico e le strofe quasi recitate
ricordano da vicino i Bluvertigo di “Acidi
e basi”.
Nel disco ci puoi trovare il reggae di Blow, l’industrial elettronico di Are you gonna be the last? (che dimostra
quanto la band si sappia disimpegnare anche con la lingua inglese), o la
ballata indovinata di Il profumo di
inverno. Il meglio però lo danno quando i ritmi si alzano e tocca alle
chitarre disegnare il tappeto di riff sul
quale declamare - è proprio il caso di dirlo - i testi (tra i pezzi più
indovinati, Ipnotica e La suggestione).
Il cantato teatrale degli Audiomatica è frutto del lavoro
di Gabriele Giorgi, frontman della
band, che ho chiamato per fare due chiacchiere. Per prima gli do le mie
impressioni, accostando il suo gruppo ai Faith No More di Mike Patton – anche lì, l’atteggiamento poliedrico e una voce
potente e teatrale si stagliavano come elementi caratterizzanti.
“In realtà le
nostre influenze sono davvero tante e diverse. – esordisce Giorgi - L’accostamento ai Faith No More ci onora. Come loro abbiamo la caratteristica di
cambiare pelle, sulla base di ciò che vogliamo esprimere. Olio Su Tela è un
album che ha come argomento di base i “colori” delle emozioni che proviamo.
Questa idea ci ha spinto a lavorare con attenzione agli arrangiamenti, volendo
far convivere l’elemento dell’elettronica, uno dei nostri tratti distintivi,
con la nostra natura rock, in modo
piuttosto spregiudicato”.
Gli faccio notare come il loro sia un album molto maturo
musicalmente. Così gli chiedo delle loro ambizioni,
a cosa puntano o a chi vogliono arrivare con le loro canzoni: “Quello che vogliamo fare è comporre musica di qualità, che abbia un’anima cercando di portarla alla gente,
condividendola, allo scopo di appassionare, emozionare, divertire e far
riflettere”. Un obiettivo certo condivisibile, ma ci troviamo d’accordo nel
fatto che in Italia è sempre più difficile realizzare sogni del genere: le
radio sono piuttosto conservatrici negli standard musicali da proporre, ed
emergere mantenendo integra la propria personalità non è da tutti.
Ma non c’è solo la radio: intuisco quanto sia importante
per gli Audiomatica la dimensione live.
Gabriele infatti conferma, chiudendo così la nostra chiacchierata: “Vedi, ci piace poter “rappresentare” in
scena ciò che scriviamo, vista la forte componente di teatralità che c’è nella nostra musica. Abbiamo capito molto delle
nostre canzoni dalle reazioni del pubblico ed il continuo confronto è qualcosa
di veramente fondamentale per questa band”.
Se non è un invito questo…
Nessun commento:
Posta un commento