lunedì 3 ottobre 2011

Fondi e S. Egidio per i senza dimora


A cena con la comunità di S. Egidio: il vero volto di una città maltrattata.
La beneficenza, quella fatta col cuore e per il puro e semplice piacere di dare qualcosa agli altri, raramente va a braccetto con la pubblicità. Si dona per donare e non per apparire. Ma è pur vero che certe (belle) storie vanno raccontate, altrimenti si rischia di avere una visione limitata, distorta della realtà.
Prendiamo ad esempio il caso di Fondi, cittadina in provincia di Latina balzata agli onori delle cronache nazionali circa un paio di anni fa per via di presunte infiltrazioni mafiose all’interno del proprio comune.

Per mesi si sono susseguiti moniti sullo scioglimento del consiglio comunale e battaglie editoriali tra i giornali locali volte al sovvertimento dello stato di cose, per evidenti interessi politici. Nessun approfondimento, solo cronaca giudiziaria e commenti di rimando. Ne è venuta fuori l’immagine di una città ineluttabilmente corrotta.
Senza entrare nel dettaglio, si sottolinea solo che questi sono i rischi che si corrono quando il mondo politico approfitta di un settore editoriale poco professionalizzato.
Un cittadino attento a queste dinamiche sa andare oltre l’ingiusta generalizzazione. Diventa quindi giusto raccontare una storia segreta ai più, ovvero l’opera di beneficenza che molti commercianti di Fondi fanno da anni in favore dei più bisognosi.
Protagonista è la romana comunità di S. Egidio, che ha stabilito con la cittadina fondana un privilegiato legame affettivo. L’opera della comunità è ben nota: partendo da Roma, ha diffuso la sua attività in favore dei poveri e dei bisognosi in tutto il mondo realizzando, grazie alle donazioni di chi ha sposato questa causa, miglioramenti essenziali per popoli a cui mancano anche i bisogni primari (tra le ultime iniziative, quelle riguardanti il Mozambico e il Corno d’Africa).
Non è da meno la cena che ogni anno, il 4 ottobre, i donatori della città di Fondi organizzano alla “Trattoria degli amici” nel cuore di Trastevere: un ristorante gestito direttamente dalla comunità e che dà un lavoro dignitoso a persone svantaggiate. Domani si rinnoverà l’appuntamento: un ristoratore fondano da anni si prende la briga di organizzare il tutto, raccogliendo prodotti dalle aziende del territorio che vogliono donare, e cucinando il menù della serata.
La cena registra ogni volta il tutto esaurito, con presenze spesso illustri del mondo culturale della Capitale. Le donazioni libere dei presenti serviranno ad aiutare i senza dimora della capitale: basti pensare che lo scorso anno, con i fondi raccolti, è stata rifatta la mensa dei poveri gestita dalla comunità, la quale fornisce da mangiare gratuitamente, ogni giorno, a centinaia di poveri della capitale.
L’appuntamento del 4 ottobre è in realtà solo un ritrovo, una sorta di festa di beneficenza per chi ogni giorno lavora in simbiosi con la comunità. Ogni mese, sempre da Fondi e sempre con un simile meccanismo organizzativo, parte un camion carico di beni di prima necessità che le aziende donano, ognuna secondo la propria volontà, a queste persone che non possono permetterselo. Senza contare quello che si fa a Natale.
C’è un mondo sotterraneo che si muove senza che i meccanismi editoriali ne tengano conto. I criteri di notiziabilità degli organi di informazione, squilibrati verso cronache negative, andrebbero rivisti, altrimenti si rischia di tagliare fuori storie come queste di cui crediamo sia pieno il Paese e di cui l’Italia ha bisogno per guardarsi allo specchio e ritrovare la fiducia in se stessa.

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