martedì 9 agosto 2011

Quando la critica riposa in pace - Nemmeno i Wu Ming saranno profeti in patria


Due anni fa apparve su una nota webzine italiana (Carmilla, diretta da Valerio Evangelisti, punto di ritrovo di molti scrittori) un memorandum di Wu Ming, il collettivo di autori italiani che con i suoi romanzi ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Questo “appunto” teorizzava l’esistenza di una nebulosa letteraria tutta italiana, accomunando opere di scrittori dalle attitudini apparentemente molto diverse tra loro, scritte tra il 1993 e il 2008. Il tentativo di affiancare lavori che descrivono nelle loro prose – spesso metaforicamente – le conseguenze degli avvenimenti dolorosi di quel quindicennio (tra i più significativi: fine della Prima Repubblica, attacco alle Twin Towers, G8 a Genova), venne etichettato con un nome provvisorio, destinato però a scatenare polemiche spesso vacue, facendo risaltare la situazione (in molti casi) mesta in cui versa la critica letteraria nostrana.


Stiamo parlando di New Italian Epic (NIE), un testo di teoria letteraria scaricato gratuitamente on-line da più di ventimila utenti, passato per un dibattito acceso e una conseguente revisione, prima di approdare alla canonica forma-libro nel 2009.
A due anni dalla sua prima comparsa, le effimere polemiche sulla scelta di questo nome “esotico” e di altre questioni superficiali (“Perché un nome inglese per un argomento italiano?” – “Cosa c’è di New se si parla di opere riferite ad un recente passato?” – “Non è un po’ troppo autoreferenziale che autori di romanzi scrivano saggi che rimandano anche ai propri testi? Non è pubblicità questa?” – per una carrellata vedi QUI) sembrano finalmente finite. Ben presto rispedite ai vari mittenti tramite puntuali argomentazioni, i Wu Ming giustamente non hanno mancato di commentare il loro sconforto nei confronti di certa intellighentia letteraria che prende tempo, che non parla di contenuti, che non ha voglia di analizzare un tentativo di ricostruzione storico-letterario, preferendo limitarsi a promuovere o bocciare libri, lasciandosi guidare nel giudizio dal livello delle maree, quando non da pressioni editoriali più o meno evidenti.

In realtà la critica tutta è stata sorpresa, bypassata da un dibattimento infuocato che ha riguardato oltre ai Wu Ming, importanti firme della letteratura italiana contemporanea e viva e numerosi utenti della webzine Carmilla. Un dialogo che si è tenuto tutto sulla rete e che ha messo sullo stesso piano Autori e lettori anonimi (trovi QUI la sezione dedicata).
Inconcepibile e insostenibile per chi fa valere la propria voce dall’alto delle pagine “culturali” dei giornali. Ecco quindi che sono arrivate le effimere stroncature di cui sopra, fatte senza la capacità di comprensione critica propria dello studioso osservatore-partecipante.
Con  quale autorevolezza si giudica un fenomeno in fieri come questo, liquidandolo in quattro battute, alla luce dei risultati che finora ha prodotto? Quale fiducia dovrebbero avere i lettori di tali mediatori culturali?

NIE solo dopo due anni inizia a coinvolgere anche il mondo critico “appassionato” (vedi ad esempio QUI Asor Rosa), che finalmente analizza – seppur con alcune riserve – questo tentativo di trovare similitudini strutturali e contenutistiche tra romanzi che ora definiamo più o meno belli a seconda dei nostri gusti, ma che un giorno saranno dichiarati importanti. Opere di autori come Saviano, Genna, Evangelisti e tanti altri, accomunate dal fatto di aver ridato alla parola la sua forza, quel senso di responsabilità che si andava perdendo nell’ironia forzata e anaffettiva di un post-modernismo che è risultato per questo superato; opere talvolta sperimentali, in bilico tra ucronie e metafore dei nostri giorni, che azzardano sguardi obliqui ed eccentrici. La nebulosa teorizzata dai Wu Ming è fatta di romanzi dove la complessità è messa al servizio del bisogno etico di raccontare storie. Non a caso alcuni dei libri considerati hanno venduto centinaia di migliaia di copie: si pensi a “Romanzo criminale” o a “Il fasciocomunista”, per non parlare del successo planetario di “Gomorra”.

Insomma, una nebulosa che ci siamo appena lasciati alle spalle, e che solo grazie a un dibattito aperto riusciremo col tempo ad interpretare meglio. È la storia dell’Italia vista con centinaia di occhi, raccontata in milioni di parole e in sconfinati orizzonti, tramite metafore ed esperimenti anche poco riusciti. Ma sicuramente una storia più corale di quanto ci potremo aspettare.
Intanto, mentre dalle pagine culturali tentennano, i Wu Ming educatamente ringraziano e dialogano: nel frattempo voleranno a Berkley e a Toronto, a Londra, a Siviglia e a Varsavia, invitati a parlare nelle università per dialogare sul tema. Mentre sarà inglese la prima monografia critica riguardo al New Italian Epic (“Overcoming Postmodernism”).
Ricordando a certa critica nostrana – per citare proprio NIE – che “La letteratura non deve, non deve mai, non deve mai credersi in pace”.

(Pubblicato su Axxonn.it il 17/02/2010)

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