In Italia certamente non mancano i bravi artisti di
spettacolo, eppure il vuoto lasciato da Massimo
Troisi si sente. Da diciassette anni. Era una voce genuina e geniale,
legata da sempre al suo piccolo mondo familiare che non mancava mai di portare
davanti alle telecamere. La sua cadenza dialettale – “Io l’italiano proprio non riesco a parlarlo…non lo so!”, disse una
volta in un’intervista televisiva – colorata ma comprensibile, segnavano la sua
distanza da quello show-business con cui pareva non voler scendere mai a
compromessi.
Era un uomo della strada capace di far ridere, commuovere e far sognare con la poesia delle cose semplici – come ne “Il postino”, suo ultimo film da attore.
Era un uomo della strada capace di far ridere, commuovere e far sognare con la poesia delle cose semplici – come ne “Il postino”, suo ultimo film da attore.
È appena uscito per i tipi di Iacobelli un bel libro di Rosaria Troisi, la sorella, scritto con
l’aiuto di Lilly Ippoliti. “Oltre il respiro” (25 euro) è un
cofanetto di ricordi che era giunto il momento di tirare fuori, a diciassette
anni dalla morte di Massimo. Oltre agli aneddoti sulla sua carriera, il libro
contiene foto inedite tratte dall’archivio di famiglia, un’appendice di
Francesco Costa sul suo cinema, estratti di interviste e un racconto metaforico
scritto dalla Ippoliti. Il suo titolo è “Dialoghi
in controluce” e riesce nel tentativo di trasfigurare la vicenda artistica
di Troisi in un percorso simbolico, in cui l’attore è l’incarnazione del
Piccolo Principe.
“Quando Massimo Troisi è morto, ho scritto
questo racconto come una specie di sfogo personale e poi lo ho fatto arrivare a
Rosaria come gesto d'affetto e così ci siamo incontrate", racconta la
Ippoliti , che continua: "Non ho mai
incontrato Troisi, e la cosa che ha più stupito Rosaria è che da quello che ho
scritto é come se io e Massimo fossimo stati sempre amici. Dal suo primo film,
mi ha sempre colpito la sua grandissima malinconia.
Teneva a bada la morte perché sapeva di avere poco tempo e sapeva far ridere
nelle situazioni più drammatiche. 'Il
Postino' è stata la realizzazione di sé come poeta. Finito il film è morto
come il Piccolo Principe che si fa ammazzare dal serpente perché la sua
missione è finita".
Nel libro,
tuttavia, Rosaria racconta anche la storia di un timido ragazzo di San Giorgio a Cremano, dove Massimo era
nato il 19 febbraio 1953, il rapporto fondamentale con la madre, morta quando
era ragazzo, e quello con il nonno Pasquale che "si attardava a tavola raccontandoci gli incredibili aneddoti della sua
vita. Ci incantava tutti, con quei suoi gesti da attore consumato, con le pause
studiate mentre sbucciava la frutta. Era come stare a tavola con Eduardo.
Massimo era piccolo e lo osservava in silenzio, rubando con gli occhi l'arte di quella genuina seduzione".
Pubblicato il 21/11/2011 su Ghigliottina.it
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