Viaggio
a Jyvaskila, nel cuore della Finlandia, alla scoperta della civiltà del
rispetto
Non c’è un motivo davvero buono per trovarsi a Jyväskylä nell’ultima settimana di
ottobre, a meno che non siate finlandesi. È vero che si tratta di uno dei
migliori poli universitari della Scandinavia, e quindi d’Europa: ma uno studente in procinto di studiare
all’estero ha di fronte a sé scelte comunque allettanti e meno estreme della
meta finlandese. Lo stesso si può dire del turista che decide di fare un
viaggio in Europa.
Dico questo non per sconsigliare il lettore, ma per
metterlo in guardia: non è da tutti un passaggio in terra finnica, soprattutto
lontano dalle mete più conosciute e internazionali come possono essere Helsinki o Tampere. Innanzitutto per un
fattore climatico, date le temperature che registrano, in media, 15/20 gradi in
meno alle nostre in tutte le stagioni (quindi ora siamo attorno lo zero). E poi
per un fattore relazionale: i finnici sono esseri umani fondamentalmente
gentili, ma essenzialmente solitari.
Loro la chiamano riservatezza; noi – soprattutto se dotati di poco tatto e di
scarsa apertura mentale - potremmo interpretarla come asocialità.
Fatte le dovute premesse, Jyväskylä è un posto da
visitare per svariati motivi, che cito qui di seguito in modo disordinato, come
farebbe un mediterraneo (io, noi) voglioso di comunicare alcune meraviglie della civiltà che al nostro
Paese sono sfuggite, non si sa bene per quali ragioni.
La cosa che colpisce di più è il rispetto per la cosa pubblica. Il costo della vita in Finlandia è
più elevato che da noi, ma i risultati arrivano all’occhio da subito. I treni e
gli autobus, ad esempio, sono puliti e passano davvero in orario; per le strade
non ci sono rifiuti fuori dai cestini; la raccolta
differenziata la fanno tutti e la fanno bene, dato che i comuni mettono a
disposizione i giusti strumenti per effettuarla a dovere; i luoghi pubblici e
ad uso del cittadino (dai parchi agli edifici universitari) sono mantenuti
sempre in ottimo stato, non vengono danneggiati insensatamente, e offrono agli
abitanti servizi efficienti e spesso
gratuiti (il riferimento va dalle più disparate strutture sportive
all’onnipresente wi-fi).
In pratica pagano tutti per essere tutti ripagati. Così
vengono garantiti controlli maggiori e severi, ma la cultura del rispetto delle
regole, del rispetto del prossimo, del rispetto del bene di tutti è talmente insita in questa società che quasi non ce
n’è bisogno. Ne risulta una quotidianità più vivibile, dalla mancanza di
traffico – il forte spirito ecologista e sportivo di questo Paese rende il
traffico di questa cittadina praticamente inesistente – alla mancanza di file
agli sportelli, dalla disponibilità di strutture e laboratori adeguati a uno studio appassionato, alla cordialità dei
negozianti per uno shopping rilassato.
La percezione forte è che i soldi pubblici non vengano sprecati, ma investiti con intelligenza.
Percezione diametralmente opposta a quella che si ha nel nostro Paese.
Confrontare i risultati è una pratica dolorosa ma necessaria: la Finlandia non
ha debito pubblico e investe parecchio in cultura e servizi, ripagandosi
continuamente con un immenso capitale
umano. In Italia manca la stessa cultura dell’investimento: ne derivano
fughe di cervelli, debito pubblico crescente e vivibilità sempre peggiore per
la mancanza di servizi considerati essenziali in terra Finnica.
Nonostante ciò, non sarebbe facile per un italiano vivere
a Jyväskylä. La cultura mediterranea offre la possibilità di assaporare la vita
in maniera forse più passionale, e sarebbe difficile abituarsi ad un clima – ambientale e umano - così
diverso. Ma perché questo deve tradursi per forza in una rinuncia a una vita di società civile,
rispettosa e onesta che in Finlandia,
ad esempio, si realizza in maniera così naturale?
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