lunedì 5 dicembre 2011

Audiomatica: Olio su tela


Un’intervista per farvi scoprire musica italiana che merita l’ascolto

“Olio su tela”, secondo disco degli Audiomatica, è appena terminato. Il riff potente e incisivo  de Il clown – basso marcato, chitarra acida: roba da Primus – si stoppa brusco, senza preavviso. E io che mi stavo dando ad ascolti più soft (vedi anche: la vecchiaia che avanza) mi ritrovo a smuovere la testa a ritmo di batteria. La sorpresa è intensa quanto basta per scriverne un pezzo.

Gli Audiomatica sono quattro ragazzacci di Roma, cresciuti con i suoni “hard” anni’90. Tuttavia è difficile rinchiuderli in un genere: grazie a una gran tecnica di base, riescono a variare spesso tono e mood mantenendosi sempre ad alti livelli. “Olio su tela” ne è la prova, lanciato da quel singolo schizofrenico che è Oggettivamente, dove il ritmo frenetico e le strofe quasi recitate ricordano da vicino i Bluvertigo di “Acidi e basi”.
Nel disco ci puoi trovare il reggae di Blow, l’industrial elettronico di Are you gonna be the last? (che dimostra quanto la band si sappia disimpegnare anche con la lingua inglese), o la ballata indovinata di Il profumo di inverno. Il meglio però lo danno quando i ritmi si alzano e tocca alle chitarre disegnare il tappeto di riff sul quale declamare - è proprio il caso di dirlo - i testi (tra i pezzi più indovinati, Ipnotica e La suggestione).

Il cantato teatrale degli Audiomatica è frutto del lavoro di Gabriele Giorgi, frontman della band, che ho chiamato per fare due chiacchiere. Per prima gli do le mie impressioni, accostando il suo gruppo ai Faith No More di Mike Patton – anche lì, l’atteggiamento poliedrico e una voce potente e teatrale si stagliavano come elementi caratterizzanti.

In realtà le nostre influenze sono davvero tante e diverse. – esordisce Giorgi - L’accostamento ai Faith No More ci onora. Come loro abbiamo la caratteristica di cambiare pelle, sulla base di ciò che vogliamo esprimere. Olio Su Tela è un album che ha come argomento di base i “colori” delle emozioni che proviamo. Questa idea ci ha spinto a lavorare con attenzione agli arrangiamenti, volendo far convivere l’elemento dell’elettronica, uno dei nostri tratti distintivi, con la nostra natura rock, in modo piuttosto spregiudicato”.
Gli faccio notare come il loro sia un album molto maturo musicalmente. Così gli chiedo delle loro ambizioni, a cosa puntano o a chi vogliono arrivare con le loro canzoni: “Quello che vogliamo fare è  comporre musica di qualità, che abbia un’anima cercando di portarla alla gente, condividendola, allo scopo di appassionare, emozionare, divertire e far riflettere”. Un obiettivo certo condivisibile, ma ci troviamo d’accordo nel fatto che in Italia è sempre più difficile realizzare sogni del genere: le radio sono piuttosto conservatrici negli standard musicali da proporre, ed emergere mantenendo integra la propria personalità non è da tutti.

Ma non c’è solo la radio: intuisco quanto sia importante per gli Audiomatica la dimensione live. Gabriele infatti conferma, chiudendo così la nostra chiacchierata: “Vedi, ci piace poter “rappresentare” in scena ciò che scriviamo, vista la forte componente di teatralità che c’è nella nostra musica. Abbiamo capito molto delle nostre canzoni dalle reazioni del pubblico ed il continuo confronto è qualcosa di veramente fondamentale per questa band”.
Se non è un invito questo…


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